“Ho volato su elicotteri, ultraleggeri e aerei, ho preso barche e canoe. Ho attraversato le acque torbide piene di coccodrilli, fatto snorkeling in mari cristallini a Sud del Pacifico – sempre cercando di scoprire anche cosa aveva lasciato la fauna selvatica che era passata prima di me su quelle strade, o in quelle acque”. L’avventuriero dai mille viaggi e dalle mille domande è lui: Art Wolfe, fotografo ambientalista come ne sono rimasti pochi. E viaggiatore, accanito viaggiatore. Non è quasi rimasto più un angolo della Terra che Wolfe non abbia immortalato. Dall’Alaska all’Africa, andata e ritorno.
Ora è arrivato il momento di un nuovo progetto, presentato al grande pubblico a fine aprile. Si tratta di Migrations: Wildlife in motion (Migrazioni: la natura selvaggia in movimento), un libro in cui il fotografo vuole mostrare le sequenze naturali e gli spostamenti di tutti quegli organismi che da millenni migrano, si muovono più o meno veloci nei loro habitat, con ritmi diversi, affascinanti, inimmaginabili.
Il libro di Wolfe si legge con gli occhi e servono poche, pochissime parole per comprenderlo a pieno. Si viaggia negli ecosistemi che dagli inizi del nostro pianeta seguono ritmi invariati, per poi virare sull’inaspettato: come le farfalle in letargo o i fenicotteri che rischiano l’estinzione.
Il tour del fotografo va dal Giappone fino all’Antartide, alla scoperta di un ciclo che si ripete sempre, di un cerchio che non può che chiudersi e riaprirsi secondo schemi naturali che spesso ci sfuggono e che sottovalutiamo e mettiamo a rischio. “La fauna selvatica è in balia del genere umano”, ha detto -non a caso- l’artista, presentando il suo libro. E guardando le foto di Wolfe (nella gallery qui sotto), non si può che prestare attenzione alla sua causa ambientalista