Dall’Antartide al Giappone: gli schemi segreti della natura

South Luangwa National Park, Zambia. Foto di Art Wolfe per il suo nuovo libro Migrations: Wildlife in Motion dove ha fotografato le sequenze naturali più impensabili viaggiando per tutto il mondo.

South Luangwa National Park, Zambia. Foto di Art Wolfe per il libro “Migrations: Wildlife in Motion” dove raccoglie le immagini di sequenze naturali impensabili e scoperte grazie a un viaggio per tutto il mondo.

“Ho volato su elicotteri, ultraleggeri e aerei, ho preso barche e canoe. Ho attraversato le acque torbide piene di coccodrilli, fatto snorkeling in mari cristallini a Sud del Pacifico – sempre cercando di scoprire anche cosa aveva lasciato la fauna selvatica che era passata prima di me su quelle strade, o in quelle acque”. L’avventuriero dai mille viaggi e dalle mille domande è lui: Art Wolfe, fotografo ambientalista come ne sono rimasti pochi. E viaggiatore, accanito viaggiatore. Non è quasi rimasto più un angolo della Terra che Wolfe non abbia immortalato. Dall’Alaska all’Africa, andata e ritorno.

Ora è arrivato il momento di un nuovo progetto, presentato al grande pubblico a fine aprile. Si tratta di Migrations: Wildlife in motion (Migrazioni: la natura selvaggia in movimento), un libro in cui il fotografo vuole mostrare le sequenze naturali e gli spostamenti di tutti quegli organismi che da millenni migrano, si muovono più o meno veloci nei loro habitat, con ritmi diversi, affascinanti, inimmaginabili.

Batstars, British Columbia, Canada

Il libro di Wolfe si legge con gli occhi e servono poche, pochissime parole per comprenderlo a pieno. Si viaggia negli ecosistemi che dagli inizi del nostro pianeta seguono ritmi invariati, per poi virare sull’inaspettato: come le farfalle in letargo o i fenicotteri che rischiano l’estinzione.

Farfalle Monarch Butterflies in letargo sulle montagne del Messico centrale.

Il tour del fotografo va dal Giappone fino all’Antartide, alla scoperta di un ciclo che si ripete sempre, di un cerchio che non può che chiudersi e riaprirsi secondo schemi naturali che spesso ci sfuggono e che sottovalutiamo e mettiamo a rischio.  “La fauna selvatica è in balia del genere umano”, ha detto -non a caso- l’artista, presentando il suo libro. E guardando le foto di Wolfe (nella gallery qui sotto), non si può che prestare attenzione alla sua causa ambientalista

MARTEDÌ 13/10

  
Magnum Photos spesso pubblica sul suo profilo Instagram delle foto che fanno tornare indietro nel tempo. In questo caso specifico,  il 12 ottobre, è comparsa sul profilo dell’agenzia di foto più famosa del mondo un’immagine che è una finestra sulla Cina del 1993. Quella del grande e ruggente boom economico, quella dell’inquinamento, quella della bolla finanziaria non ancora scoppiata. Quella dello slancio nel futuro e del traffico nelle strade, tra bici e auto che a milioni si incastrano, ogni giorno, in una massa informe.

A Shangai, il fotografo Stuart Franklin, nei ruggenti anni ’90, ha immortalato i ciclisti cinesi sotto la pioggia, impassibili nelle loro mantelle colorate. Sono centinaia e attraversano la strada tutti insieme, diretti al lavoro. L’immagine, scattata più di 10 anni fa, evoca la Cina moderna. Nulla del suo sovrappopolamento è cambiato. Nulla della sua caoticità è tornato in ordine. Anzi, dopo il tracollo finanziario e la dichiarata instabilità economica, la Cina sinè scoperta vulenarbile, stanca nella sua continua sfida all’Occidente. Stanca come questi pendolari fra due ruote, scalfiti dalla pioggia e dalla ressa.

MERCOLEDÌ 20/05

Una ragazza fotografa  i lucchetti del Foot Bridge, a Melbourne. I lucchetti degli innamorati saranno presto rimossi dal comune.

Una ragazza fotografa i lucchetti del Foot Bridge, a Melbourne. I lucchetti degli innamorati saranno presto rimossi dal comune.

Non sarà Ponte Milvio, ma ci si avvicina. Lucchetti colorati appesi ovunque, con scritte di dediche degli innamorati. Nere, rosse, gialle, tratteggiate con gli Uniposca a suggellare l’amore delle giovani coppie. Succede, non a Roma, ma a Melbourne, in Australia. E, fra poco, lo spettacolo dei 20mila lucchetti non sarà più visibile. Il comune ha deciso che sul Foot Bridge, questo il nome del ponte, i simboli dell’amore creano “problemi di sicurezza” e devono essere quindi rimossi, al più presto. Hanno infatti piegato con il loro peso i cavi d’acciaio e messo in pericolo tutta la struttura.

Non sarà però un addio. Il sindaco, Robert Doyle, ha assicurato che i cittadini saranno coinvolti nella scelta del nuovo luogo dove posizionare i lucchetti. Le 20mila coppie che hanno suggellato il loro amore sul Foot Bridge aspettano trepidanti l’attesa del nuovo santuario dove celebrare i loro felici ricordi.

VENERDÌ 06/07

Monaci buddisti in Thailandia alle prese con i preparativi della festa della luna piena. Foto Reuters

Monaci buddisti in Thailandia alle prese con i preparativi della festa della luna piena. Foto Reuters

Tempo fa, 1250 monaci buddhisti si riunirono per ascoltare Buddha e il loro interesse fu premiato con una cerimonia che li proclamò membri del Sangha, l’ordine monastico del buddismo. Oggi la Thailandia ricorda l’episodio con una festa ricca di luci e candele. I partecipanti, soprattutto monaci, si radunano il giorno di luna piena del mese di Makha -che quest’anno è stato il 5 marzo-, generalmente tra febbraio e marzo. Stringono tra le mani candele e fanno offerte mentre svolgono riti di purificazione. Le offerte votive nel paese sono il simbolo di massima devozione e rispetto per Buddha.

EX SOLDATI E CANI, L’AMORE CHE GUARISCE LE FERITE DI GUERRA

Jeff Wilson e il suo cane  Lobo. Jeff ha servito l'esercito americano in Iraq.

Jeff Wilson e il suo cane Lobo. Jeff ha servito l’esercito americano in Iraq.

È una sindrome che trova origine fin dalla seconda guerra mondiale, l’aveva studiata persino Freud. È quel Post-Traumatic Stress Disorder diventato ormai tristemente famoso, di cui soffre il 17%  dei reduci di guerra americani dopo il ritorno da Afghanistan e Iraq. L’hanno conosciuto, prima di loro, anche i veterani del Vietnam. Accompagna tutti quelli che dalla guerra non tornano mai davvero indietro, che vivono con un perenne senso d’ansia, paura. Con gli incubi che ti svegliano ogni notte, con il disagio che si trasforma in violenza e instabilità mentale, in dipendenza da droghe.

Ogni 80 minuti un veterano si toglie la vita. Ogni ora e 20 min una vita si spezza. Per arginare il fenomeno pochissimi sono gli psicologi che il Pentagono ha messo a disposizione. Servono dunque aiuti più concreti, che spesso arrivano dalla cittadinanza, dalle associazioni e dall’impegno dei famigliari di chi non riesce a tornare a casa con la testa dai campi di battaglia.

Tra le tante iniziative nate negli Usa a supporto del problema, tra i tanti film che ne hanno parlato – ultimo su tutti American Sniper di Clint Eastwood- si trova anche un’iniziativa fotografica. È quella promossa dalla Photophilantropy, un’associazione che «promuove e connette fotografi con organizzazioni nonprofit  per raccontare le storie che possono portare a un’azione sociale per il cambiamento». Vicki Topaz e Operation Freedom Paws hanno pensato così di realizzare un fotoreportage che spieghi come i soldati americani con problemi psichiatrici possono trovare una via d’uscita nell’amore dei cani. La pet therapy, infatti, ha dato grandi risultati e con l’aiuto di un Labrador, piuttosto che di un Husky, i veterani trovano più gioia e calma. Si instaura tra l’uomo ferito nell’anima e l’animale, un rapporto di fiducia, una sinergia che non ha pari.  I soldati hanno così qualcosa di cui prendersi cura costantemente e che richiede una loro connessione con la realtà, altrimenti il cane non mangia, non esce. Hanno una responsabilità, un obiettivo piccolo ma che li aiuta a riavvicinarsi alla vita di tutti i giorni. E sembra funzionare. I casi di suicidio tra soldati che hanno adottato o sarebbe meglio dire, si sono fatti adottare dai cani, sono rarissimi.

Qui alcune delle foto scattate a supporto del progetto