MARTEDÌ 31/03

Il veicolo che ha tentato di sfondare le barriere di sicurezza dell'edificio della Nsa nel Maryland, USA, lunedì 30 marzo.

Il veicolo che ha tentato di sfondare le barriere di sicurezza dell’edificio della Nsa nel Maryland, USA, lunedì 30 marzo.

Un attacco a uno dei luoghi più sicuri degli Usa, o almeno, fino a ieri, uno dei presunti tali: la sede della Nsa (National Security Agency).

Lunedì 30 marzo, un suv con a bordo due uomini travestiti da donna ha cercato di sfondare le barriere di sicurezza proprio della Nsa, nel Maryland. I due aggressori sono stati subito fermati dalle forze dell’ordine che hanno aperto il fuoco contro la macchina per difendersi. Nella sparatoria uno dei due assalitori è rimasto ucciso, l’altro è stato ferito. Anche se la dinamica è ancora da chiarire le autorità americane sono convinte che questa volta il terrorismo non centri.

Da ricordare inoltre che, dopo l’11 settembre, le misure di sicurezza negli edifici governativi si sono intensificate e vi hanno accesso solo gli impiegati e i membri della sicurezza. In un luogo molto sorvegliato, come è la Nsa, è stato dunque facili respingere l’attacco anche se sono stati attimi di terrore. Nella macchina dei due aggressori poi, sono state trovate pistole e droga. Questi i primi, unici, dettagli forniti dalle autorità americane.

Nell’attesa di ulteriori informazioni si può seguire la vicenda sul The New York Times che aggiorna continuamente la sua pagina per avvisare in caso di sviluppi.

LUNEDÌ 30/03

La cattedrale di San Basilio a Mosca ha aderito all'iniziativa Earth Hour per ridurre gli sprechi di energia elettrica nel mondo e ha spento simbolicamente le sue luci.

La cattedrale di San Basilio a Mosca ha aderito all’iniziativa Earth Hour per ridurre gli sprechi di energia elettrica nel mondo e ha spento simbolicamente le sue luci.

Via la luce per dare un segnale forte e globale contro il cambiamento climatico. Sono così calati nell’oscurità la Tour Eiffel, il nido olimpico di Pechino, l’Acropoli di Atene e l’Opera House di Oslo. Questi, e molti altri, gli edifici celebri che hanno aderito all’iniziativa promossa dal WWF Earth Hour di sabato 28 marzo. Iniziata a Sydney nel 2007, oggi la mobilitazione coinvolge 172 Paesi in tutto il mondo e risponde all’esigenza della Terra di prendere consapevolezza dei rischi ambientali che la riguardano. Un gesto semplice – quello di spegnere l’interruttore- ma concreto. I grandi monumenti, gli edifici simbolici, i palazzi dell’alta finanza. Tutti hanno rinunciato a un’ora di corrente elettrica per dar voce a un problema a che troppo a lungo è stato ignorato. Dalle 20:30 alle 21:30, l’ ‘ora di buio’ ha fatto il giro del mondo. Hanno dato il via all’iniziativa le isole Samoa, nel Pacifico. Gli interruttori man mano si sono spenti in tutto il resto del mondo fino ad arrivare all’ultimo Paese che ha aderito, le Isole Cook.

Da ieri sui media e sui social media impazzano le foto di confronto tra gli edifici illuminati, come siamo abituati a conoscerli nei nostri immaginari, e spenti, come accade solo una giorno all’anno, per un’ora. Nella speranza, forse, che anche le immagini, anzi, soprattutto le immagini, aiutino a sensibilizzare il grande pubblico.

Chernobyl, le foto dalla “Exclusion Zone”

Kharytina Desha, 92 anni. È una delle persone più anziane ad aver fatto ritorno a Chernobyl nella "exclusion zone". Anche se circondata dall'isolamento e dalla devastazione ha deciso che preferisce morire dove è nata piuttosto che in un anonimo sobborgo cittadino. Foto di Gerd Ludwig.

Kharytina Desha, 92 anni. È una delle persone più anziane ad aver fatto ritorno a Chernobyl nella “exclusion zone”. Anche se circondata dall’isolamento e dalla devastazione ha deciso che preferisce morire dove è nata piuttosto che in un anonimo sobborgo cittadino. Foto di Gerd Ludwig.

Gerd Ludwig ha 67 anni. Di questi, tutti, o quasi, li ha trascorsi fotografando il mondo e 20, in particolare, andando e tornando da Chernobyl ben 9 volte. Tant’è che il suo libro, The Long Shadow of Chernobylrecita nel sottotitolo: a 20-year retrospective photobook. Vent’anni in foto in un posto quasi dimenticato, teatro di una delle più grandi tragedie nucleari della storia.

Era il 26 aprile del 1986 quando a 100 km a nord di Kiev, a Chernobyl appunto, a causa di un guasto tecnico la centrale nucleare della piccola cittadina esplodeva facendo alzare nel cielo una nube di scorie radioattive che per due settimane paralizzarono di paura tutta Europa. Gli abitanti della città furono evacuati ma molti di loro hanno portato, e portano tutt’ora, i segni delle radiazioni. Ad oggi, circa 700 temerari anziani hanno scelto di tornare nelle loro case, nonostante i rischi che ci siano ancora radiazioni siano altissimi e un team di volontari stia ancora lavorando alla rimozione di scorie radioattive.

L’attenzione di Ludwig è caduta proprio su queste persone, su coloro che oggi vivono nella così detta “exclusion zone”. Un fazzoletto di terra di 30 chilometri che corre intorno al luogo dove ormai trent’anni fa si ergeva la centrale nucleare. “The zone”, come la chiama il fotografo, è anche un luogo pittoresco, non solo desolato. Qui Maria e Ivan, sulla sessantina, coltivano il proprio cibo e allevano le loro galline, si fidano della terra. Vladimir, sulla cinquantina, mostra negli occhi persi verso l’orizzonte i segni di un invecchiamento precoce dovuto alle radiazioni. Una sala giochi per bambini è rimasta li, come ferma nel tempo. Sotto i calcinacci rimangono le bambole con cui giocavano le bambine appena prima dell’esplosione. Un luogo dove, alla mezzanotte di ogni 26 aprile, ci si riunisce per una silenziosa fiaccolata in ricordo di chi è stato portato via da quella terribile nube tossica.

Un progetto ambizioso quello di Ludwig, che ha un valore fondamentale perché non vuole far dimenticare un passato che fa ancora paura e che continua a esistere. Esiste negli occhi stanchi e tristi degli anziani che quel 26 aprile l’hanno vissuto e che ora sono tornati nelle loro case, incuranti del pericolo. Esiste in tutti quei bambini che oggi soffrono di leucemia perché i loro genitori sono stati esposti alle radiazioni. Esiste in tutti i malformati. Nell’esercito dei mutilati silenziosi di Ucraina e Bielorussia. Dalla prima volta in cui andò a Chernobyl, nel lontano 1993, Ludwig ha avuto questa consapevolezza ben in mente e nel 2012 è riuscito a realizzare un libro che sia racconto e memoria, fotografica.

L’anticipazione della settimana: chi vincerà il concorso fotografico della Smithsonian?

Una delle foto candidate alla vittoria del contest fotografico dello Smithsonian Institution per il 2015

Una delle foto candidate alla vittoria del contest fotografico della Smithsonian Institution per il 2015

Mancano pochi giorni, tre per la precisione, e sapremo chi si aggiudicherà l’ambito primo posto del concorso fotografico della Smithsonian Institution per il 2014. Con il suo motto “Seriously amazing”, l’istituto è uno fra i più grandi degli Usa e raduna, soprattutto nell’area di Washington D.C., 19 musei oltre che uno zoo e alcuni centri di ricerca ed esibizioni artistiche.

Come ogni anno, per promuovere la cultura, i giudici dello Smithsonian hanno raggruppato scatti provenienti da tutto il mondo e ne sono arrivati davvero tantissimi. Sono più di 26mila, infatti, le immagini che sono state mandate da oltre 93 paesi alla giuria nel 2014. Il lavoro di selezione delle migliori è stato dunque lungo e sofferto ma alla fine si è arrivati a un gruppo di  20 che brillano tra le altre e il 31 marzo sapremo quale sarà la vincitrice.

Ecco qui alcune delle fotografie in gara. Persone, luoghi o animali, qualunque sia il soggetto, le foto tolgono il fiato. Ma chi vincerà?

#notmypanni, quando il bucato diventa arte

Il bucato del sabato a Venezia. Foto scattata per l'iniziativa #notmypanni di Instagram

Il bucato del sabato a Venezia. Foto scattata per l’iniziativa #notmypanni di Instagram

Stesi fuori dalle finestre, sui muri colorati o su una piccola corda che guarda al cielo. I panni, con un po’ di poesia e un buon occhio, possono diventare soggetti fotografici di tutto rispetto. L’hanno capito gli ideatori dell’hashtag di Instagram #notmypanni che hanno raggruppato così tutte le foto più artistiche dei bucati in giro per l’Italia, e per il mondo.

Calzini, magliette colorate, variopinti pigiami. Un mix di privato e pubblico, che corre su corde sospese tra balconi, in squarci di corti e cortili, su tetti e stendini. Da Prato a Lucca, passando per Isernia, in Molise, i bucati sono diventati il soggetto fotografico degli ultimi tempi. C’è chi si mette d’impegno per realizzare scale cromatiche con magliette, e chi invece fa risaltare i propri calzini bagnati con l’azzurro del cielo. Tutti, in ogni caso, rispondono al bizzarro appello del social di foto. “Notmypanni” è così una mania dove, persino lavatrice e bucato, diventano divertenti, un pretesto per stupire con le immagini. Un pretesto dove stendere in strada non è più motivo di bisticci o confusione ma una questione d’arte. La fotografia del resto, serve anche a questo.

Qui alcuni dei migliori scatti

GIOVEDÌ 26/03

Il Congresso americano a Washington in piedi per una standing ovattino dopo il discorso del presidente afghano Ashraf Ghani. 25 marzo 2015

Il Congresso americano a Washington in piedi per una standing ovattino dopo il discorso del presidente afghano Ashraf Ghani. 25 marzo 2015

Un giorno storico quello di ieri, 25 marzo, per l’Afghanistan. È stato il giorno in cui il suo presidente, Ashraf Ghani, invitato a Washington davanti al Congresso, ha ricevuto una standing ovation. Tutti in piedi ad applaudire. Il motivo? Le parole rivolte agli americani che risuonano indelebili. “Grazie ai cittadini degli Stati Uniti”- ha detto Ghani-“abbiamo un profondo debito per i 2.315 uomini e donne uccisi e per i più di 20.000 rimasti feriti servendo il  Paese”. Un grazie quasi inaspettato, simbolo di un Afghanistan certamente ancora sconvolto dalla guerra iniziata nel 2001, ma che ha davanti a sé la possibilità della ricostruzione. E, così sembra, che non cova rancore nei confronti proprio di quell’America che, con George W. Bush presidente, ha portato lì la guerra in nome della battaglia al terrorismo dopo l’11 settembre.

Intanto la foto della standing ovation al congresso ha fatto il giro del mondo.

MERCOLEDÌ 25/03

Parenti di passeggeri a bordo sul volo A320 della Germanwings, precipitato ieri, aspettano notizie nell’aeroporto di Barcellona, in Spagna. Foto Ansa

Parenti di passeggeri a bordo sul volo A320 della Germanwings, precipitato ieri, aspettano notizie nell’aeroporto di Barcellona, in Spagna. Foto Ansa

Sono tutti morti i 150 passeggeri del volo airbus A320 che si è schiantato ieri nel sud delle Alpi francesi. Era partito da Barcellona alle 8.55 in una giornata come tante, ma alle 10.47 inizia il mistero. L’aereo sparisce dai radar e poco dopo avviene lo schianto. Nessuna speranza che ci sia qualche superstite tra i 144 passeggeri imbarcati e i 6 membri dell’equipaggio.

Frenetiche le ore dopo l’incidente. Dopo lo schianto i primi soccorsi e i primi voli in elicottero per avvicinarsi alla zona, poi il gravoso compito di avvisare le famiglie dei coinvolti. La compagnia tedesca Germanwings inoltre ha subito tenuto un vertice a Berlino per capire cosa è accaduto al volo.

Tra le vittime molti tedeschi, alcuni spagnoli e nessun francese, secondo quanto ha dichiarato ieri Hollande. È un bilancio triste quello di 150 vittime, quello del primo incidente aereo di un volo lowcost.

MARTEDÌ 24/03

Un'immagine dello Utah National Park. Usa

Un’immagine dello Utah National Park. Usa

Lo Utah, con le sue bellezze naturali, è conosciuto come un piccolo e pacifico stato, il decimo meno popolato di tutti gli Usa. Tra i fantastici orizzonti su cui si stagliano le rocce arancioni dei parchi però, da oggi, c’è un’ombra scura, quasi macabra. ll governatore  dello stato, il repubblicano Gary Herbert, ha deciso ieri che lo Utah ricorrerà alla fucilazione per eseguire le condanne a morte nel caso i farmaci per l’iniezione letale non siano disponibili. Una proposta già approvata dai senatori l’11 marzo scorso e che adesso è ufficialmente entrata in vigore. Lo Utah diventa così il primo luogo negli Stati Uniti dove si utilizzerà nuovamente un plotone di esecuzione. Così, se le case farmaceutiche europee, in segno di protesta per la pena di morte, hanno boicottato la produzione dei farmaci letali, gli Usa trovano metodi alternativi e tornano alle armi, ai metodi “tradizionali”, se così li si può definire. Tradizione o ritorno al passato? I gruppi per la difesa dei diritti umani parlano già di “passo indietro”, ma Herbert si dice sicuro che sia la scelta giusta.

 

LUNEDÌ 23/03

Il presidente tunisino Beji Caid Essebsi depone una corona di fiori al museo del Bardo in ricordo delle vittime

Il presidente tunisino Beji Caid Essebsi depone una corona di fiori al museo del Bardo in ricordo delle vittime

Dopo la paura, la risposta. Si è fatta sentire chiara e forte quella della Tunisia nei giorni dopo l’attacco terroristico del 18 marzo scorso al Museo del Bardo di Tunisi. Con oltre 20 arresti e una caccia all’uomo che da ieri insegue il terzo terrorista: è Maher Ben Mouldi Gaydi. “È in fuga ma lo troveremo”, ha detto il presidente Essebsi in un discorso pubblico proprio difronte al museo dove, ancora una volta, il terrorismo ha colpito nel cuore di una grande città, in un giorno come altri, persone qualunque. Anzi, turisti occidentali, venuti a vedere le meraviglie tunisine di secoli fa. Falciati via dai colpi di kalashnikov appena scesi dall’autobus o appena entrati in una sala per ammirare le opere d’arte. Intanto sul web ha iniziato a circolare il video inedito dell’attentato, pubblicato dal ministero dell’Interno tunisino sulla sua pagina Facebook.

 

iPhone 6 mania: Apple sceglie le migliori foto scattate dallo smartphone

Jeremiah C. Da Atlanta, Georgia. Ha usato le tecniche "reflection" e "grand up" disponibili sulla camera di iPhone 6

Jeremiah C. Da Atlanta, Georgia. Ha usato le tecniche “reflection” e “grand up” disponibili sulla camera di iPhone 6

L’iphone 5, poi il 5s e, da dicembre 2014, il 6 e il gigantesco 6plus. Una carrellata di smartphone senza pari per Apple, con un successo proporzionato alla quantità e alla qualità dell’offerta.

La iPhone mania è virale, tutti vogliono l’iphone, tutti si mettono in coda per aggiudicarsi l’ultimo modello. Apple, infatti, oltre che fare bei prodotti ha anche una straordinaria capacità pubblicitaria per cui avere l’Iphone è quasi un obbligo. Se non ce l’hai sei fuori moda. E se con il tuo nuovo modello di telefono non posti, non interagisci e, soprattutto, non fotografi, rimani comunque fuori moda. Allora tutti a scattare. E con la fotocamera iSight di Iphone 6 e 6plus, farlo è davvero facile. Pixel da 1,5 micron e diaframma con apertura ƒ/2.2 e tante, tantissime altre nuove tecnologie.

È così facile e appassionante sentirsi fotografi che Apple ha lanciato una nuova iniziativa social sul suo sito: Shot on iphone 6. Qui le foto più belle scattate con Iphone 6 vengono pubblicate con tanto di autore citato. In più, se quest’ultimo le segnala, vengono anche indicate le tecniche e i filtri usati per modificare le foto o per ottenere lo scatto migliore. Un portale di esperienze fotografiche ma anche di consigli utili dunque, dove tutti gli amanti della fotografia da smartphone vorrebbero apparire.

Apple, come al solito, premia la fantasia e la creatività a giudicare dagli scatti scelti. Eccone alcuni