Rio 2016, un account Instagram da seguire

Volete vedere gli scatti migliori? Abbracci fra rivali? Atleti sospesi a mezz’aria o mezz’acqua? Allora c’è un account Instagram che dovete seguire: @nytmills, di Doug Mills per il New York Times. Il giornale statunitense ha deciso di raccontare le Olimpiadi con tutti i mezzi a disposizione, dalle pagine di carta, al sito, fino al social di foto che – dal 3 agosto – dà  la possibilità di creare storie (di video e scatti) della durata di 24 ore, proprio come già faceva Snapchat, con cui ora la competizione è serratissima.

Mills è un esperto di Olimpiadi. È capace di seguire gli atleti nelle fasi più delicate, sa quando sembrano “umani” davanti alla macchina fotografica. Come è accaduto il 4 agosto, mentre immortalava l’abbraccio fra la nuotatrice americana Melissa “Missy” Franklin e quella di Hong Kong Sze Hangyu alla fine di un allenamento. (Lo scatto qui sotto)


Mills fa parte della squadra di quattro fotografi incaricati dal New York Times di regalare scatti memorabili da questi giochi olimpici. Fra loro anche Chang W. Lee (@nytchangster), un professionista quando si tratta di catturare l’attimo preciso in cui i ginnasti spiccano il volo da una parallela all’altra. (Come mostra questa foto)


Gli altri potrete scoprirli nei prossimi giorni, seguendo la pagina Instagram @nytimes. L’hashtag a cui infotografi si rifaranno è #ReportingFromRio, già attivo da un paio di giorni. E se queste sono le premesse, saranno delle grandi Olimpiadi, anche di foto.

SPECIALE BREXIT – Svegliarsi fuori dall’Europa, e vedere queste foto

Da Bruxelles

La Gran Bretagna ha deciso. Il 23 giugno, con il referendum su Brexit, ha detto addio all’Ue. Niente ripensamenti, solo tanta confusione su quello che succederà ora. Il fronte del Leave ha vinto di poco (51.9%) ma questo è bastato a gettare Londra, e tutta Europa, nel caos. David Cameron, primo ministro che ha deciso di basare tutta la sua carriera politica su questo voto, si è dimesso dall’incarico il 24 giugno. In mattinata, con al fianco la moglie, ha detto di non essere il capitano in grado di guidare la Gran Bretagna in questa difficile negoziazione con Bruxelles. Ma prima di ottobre non ci sarà un successore e di fatto Londra prende tempo.

Il futuro dell’Unione europea è incerto. Dalle istituzioni si dicono sicuri che l’Europa ce la farà. Serve un nuovo assetto, ma ce la farà. Dai movimenti populisti e antieuropeisti non arriva lo stesso messaggio. I movimenti che vogliono una separazione da Bruxelles – la chiedono da anni – si sentono ora più forti. Dalla Lega di Matteo Salvini, in Italia, al Front National di Marine Le Pen, in Francia, passando per una Danimarca che si dice già pronta al referendum.

Quello che di sicuro c’è è che ora inizia un momento di negoziati mai visto prima dall’Unione. Come dice l’articolo 50 del trattato di Lisbona, il Regno Unito ha 2 anni di tempo per trovare un accordo di uscita. Se non lo farà, l’uscita sarà immediata, oppure le trattative procederanno oltre il limite di tempo previsto, ma solo se tutti i 27 Stati membri saranno d’accordo. Analisti ed esperti dicono che perché si crei un quadro di nuove regole chiare occorreranno dai 7 ai 9 anni. Molto tempo, forse troppo. Sia per i mercati – la sterlina il 24 giugno era ai suoi minimi storici – sia per tutti gli europei che vivono a Londra e dintorni.

Il mondo della fotografia non poteva stare a guardare. Così 12 fotografi dell’agenzia Magnum, un gigante della storia scritta per immagini, hanno realizzato degli scatti magnifici per la collezione “Svegliarsi in una nazione diversa”. Hanno espresso con uno scatto le loro perplessità sulla scelta dei cittadini del Regno Unito. Scelta che – vale la pena ricordarlo – è stata fatta in maggior parte da anziani e da persone con un reddito annuo molto basso. È in queste fasce che il Leave ha spopolato. E i ragazzi di oggi saranno quelli che, in un futuro neanche troppo lontano, pagheranno una decisione non loro.

Ecco le 12 foto con i pensieri degli artisti

Il giullare di corte 


Philip e le sue espressioni burbere, il suo sguardo scrutatore, le sue battute e le sue gaffe. Il principe, il marito di Lilibet (come ama chiamare lui la regina d’Inghilterra Elisabetta), l’uomo dalla battuta pronta -forse un po’ troppo spesso- ha compiuto 95 anni. E, ancora lucido, nonostante gli acciacchi del tempo, ha avuto l’occasione di posare davanti all’obiettivo della fotografa Annie Leibovitz che ha realizzato, lo scorso aprile, nella tenuta reale di Windsor, sei ritratti della Regina e della sua famiglia nelle scene di vita quotidiana. L’occasione era quella dell’ormai celebre 90esimo compleanno di Elisabetta. Ma anche il suo compagno di una vita, quel Philip un po’ allampanato, ha avuto il piacere di raggiungere un grande traguardo: 95 anni. E così, dopo battibecchi, tradimenti, gaffe internazionali e abbracci riparatori, eccolo li, impeccabile, a posare difianco a sua maestà.

Cosa unisce i due? Nello scatto è il colore rosa. Maglioncino e camicia per lei, solo camicia per lui. Perchè alla fine è davvero questo il loro filo d’unione, la femminilità, insieme al potere, di Elisabetta, che li ha resi famosi, una coppia dove “a portare i pantaloni” era una donna. E per anni e anni. Philip però è riuscito a ricavarsi un ruolo tutto suo. Quello dell’accompagnatore divertente. Dello spigliato, del viveur e della macchietta dei ricevimenti di corte e nel mondo.Un duca, di Edimburgo, che ha saputo affascinare e far sorridere. Che disse a Diana “solo un pazzo lascerebbe te per Camilla”, o che come mantra ha questo: “È una mia consuetudine invariabile quella di dire qualcosa di carino all’inizio per essere poi scusato se dovessi dire qualcosa di inappropriato più avanti”. E sempre lui disse, in visita in un ospedale nei caraibi: “Voi avete le zanzare, io ho la stampa”, con la delicatezza che lo contraddistingue. 

Di tutte le sue debacle ce n’è un repertorio intero. Philip insegna a non aver peli sulla lingua, a costo di causare qualche incidente diplomatico. Forse proprio per questo l’hanno nominato, nel 1953, rettore dell’università di Edimburgo. Quante ne ha da insegnare. 

L’appuntamento della settimana – Ultimo giorno per partecipare al “National Geographic Travel Contest”

Una delle foto in gara per aggiudicarsi il primo premio del concorso fotografico di viaggio di National Geographic. Nello scatto: un giovane in un campo di basket fra le case di Hong Kong. La foto è fra le candidate a vincere nella categoria “città”

È uno dei concorsi di fotografia più seguiti di sempre.  Il nome ufficiale è Travel Photographer of the Year contest, di National Gegraphic. Ma tutti lo conoscono come “la competizione da cui emergono le foto più belle da tutto il mondo”. E oggi, 27 maggio, si è conclusa l’ultima settimana  disponibile per parteciparvi. I fotografi hanno tempo fino a stasera per caricare il loro ultimo scatto, poi la giuria voterà.

Le new entry, è proprio il caso di dirlo, sono spettacolari. Vere e proprie “fotografie da desktop” del computer, così colorate e grandi da essere uno sfondo perfetto per computer, iPad e iPhone.

In questo caso, più che le parole, serve che parlino gli scatti. Ecco quelli più belli selezionati per voi da Guardafuori, in attesa di conoscere il nome del vincitore

 

È tornata la primavera, soprattutto in Giappone

Danilo Dungo è uno che gli appuntamenti non li rimanda mai. Uno in particolare non può proprio saltarlo. È quello dell’arrivo della primavera nel parco di Inokashira, a pochi chilometri da Tokyo, in Giappone. Qui, ogni anno, Dungo arriva puntuale ai primi di maggio, quando le piante in fiore regalano scenari da togliere il fiato. È tutto rosa, verde e bianco, una nuvola leggera di petali.

Il fotografo di National Geographic è stato moltissime volte a Inokashira, eppure ogni anno riesce a trovare una prospettiva nuova con cui descrivere l’ormai famosa primavera giapponese che incanta tutto il mondo. Sul suo profilo di National Geographic, però, non ci sono solo i petali rosa. Ci sono il blu dei fiori della Nemophilae il giallo di quelli delle passeggiate nei campi di Ibaraki. Dungo è un maestro nel ritrarli, li fa diventare parte di un quadro naturale che non ha pari. E che solo in Giappone, ogni anno, si può trovare. E guai a mancare all’appuntamento.

World Press Freedom Day – La foto simbolo scelta da Guardafuori

The tank man, piazza Tien An Men, 4 giugno 1989. Foto di Stuart Franklin

The tank man, piazza Tien An Men, 4 giugno 1989. Foto di Stuart Franklin

Il 3 maggio è il World Press Freedom day. Il giorno della stampa libera, il giorno in cui l’opinione trionfa e i ganci delle catene con cui si vuole imprigionarla dovrebbero spezzarsi. Un’immagine retorica questa, che non sempre descrive il mondo reale fatto di limiti e di una libertà d’espressione parziale. Continue classifiche dimostrano come potere e denaro influenzino le notizie. Continui regimi reprimono la stampa, i social network, le idee dei giovani. Eppure c’è ancora chi sogna di scrivere e fotografare il mondo per quello che è davvero, senza costrizioni, senza modifiche.

Uno di questi è Stuart Franklin  che su The Guardian, nel 2014, ha spiegato come è riuscito a realizzare la foto scelta oggi da Guardafuori come simbolo di coraggio e quindi di libertà. Si tratta di “The Tank Man“, ed è stata scattata nel giugno 1989, nella piazza Tien An Men di Pechino, in Cina, dove il 4 giugno vennero massacrati dall’esercito gli studenti, gli intellettuali e gli operai che si opponevano al regime cinese.

“Avevo osservato le truppe muoversi nella piazza e far sgomberare i protestanti la notte del 4 giugno. Me ne andai alle prime luci dell’alba del 5 giugno con il fotografo di Newsweek Charlie Cole e tornammo al nostro hotel. Da quel momento in poi eravamo totalmente confinati li. I militari occuparono la lobby e i giornalisti vennero cercati e bloccati. Io ero su un balcone con un gruppo di altri fotografi e giornalisti quando vedemmo l’uomo saltare davanti alla colonna. La foto ora è famosa, un’icona – ma quello che davvero ha reso la foto unica è che migliaia di persone l’abbiano vista. Che abbiano visto l’immagine dell’uomo mentre camminava conto i blindati. così come fu fondamentale documentare gli scontri della notte prima”, ha raccontato Franklin. E quale altra migliore riflessione può esserci, se non quella che riconosce l’importanza di far “vedere” al mondo quello che vi accade?  

Kate Middleton in posa per i 100 anni di Vogue

Kate Middleton è il volto scelto da Vogue per festeggiare i 100 anni dell'edizione britannica della rivista. A scattare la foto è stato Josh Olins

Kate Middleton è il volto scelto da Vogue per festeggiare i 100 anni dell’edizione britannica della rivista. A scattare la foto è stato Josh Olins

In un passato non troppo recente (35 anni fa) in copertina di Vogue c’era la donna icona di’Inghilterra: Lady Diana. Ora, per festeggiare i 100 anni della rivista in Gran Bretagna, il volto scelto è proprio quello della moglie del figlio di Diana, Kate Middleton.

Diana in copertina su Vogue nel 1991

Diana in copertina su Vogue nel 1991

La duchessa di Cambridge ha raccolto ancora una volta lo scettro lasciato dalla sua defunta suocera. Compito non facile, se ti trovi a doverti misurare con la “lady” per eccellenza. Bella, elegante e misteriosa, Diana è un’icona. Ma Kate la sta raggiungendo. Popolare e sorridente, anche se più riservata e tradizionale, la moglie di William d’Inghilterra di stile ne ha parecchio. Per questo Vogue ha voluto omaggiarla con una copertina e un servizio fotografico tutto dedicato a lei.

La foto, scattata da un genio del calibro di Josh Olins (forse il più conosciuto fra i fotografi di moda degli ultimi anni) verrà esposta anche alla National Portrait Gallery, nell’ambito della mostra “Vogue 100: A Century of Style”. Il direttore dell’esibizione, Nicholas Cullinan, ha commentato così lo scatto: “Josh ha catturato la duchessa esattamente come è, piena di vita, con un grande senso dell’umorismo, intelligente, e molto bella. Ci siamo divertiti a fare e a scegliere le immagini e spero che tutto questo si intuisca”.

Ed è vero, si intuisce. La camicia bianca, il look casual, il sorriso magnetico. Kate appare semplice ma inimitabile. Un’icona, come Diana. Anche se la strada del confronto è ancora lunga.

L’appuntamento della settimana: Happy birthday your Majesty

Queen with James, Viscount Severn, Lady Louise, and her five great-grandchildren Mia Tindall (holding handbag), Savannah Philipps, (right of the Queen) Isla Phillips (right), Prince George and Princess Charlotte (on her knee) (Picture: Annie Leibovitz)

La regina Elisabetta con James, Visconte Severn, Lady Louise, e i suoi cinque “great-grandchildren”: Mia Tindall (con la borsa in mano), Savannah Philipps, (a destra di Elisabetta), Isla Phillips (destra), il principe George e la principessa Charlotte (sulle sue ginocchia). La foto è stata scattata da Annie Leibovitz per celebrare i 90 anni della sovrana d’Inghilterra

Elisabetta d’Inghilterra ha 90 anni. Era da mesi che si rincorrevano voci di festeggiamenti e iniziative per il grande giorno (il 21 aprile), ma nessuno si immaginava che il contributo più grande a Sua Maestà sarebbe arrivato da una serie di foto. Sono quelle di Annie Leibovitz, una fra le fotografe più conosciute di tutto il mondo. Negli scatti, già destinati a entrare nella Storia a braccetto della sovrana, la regina non è quasi mai sola. Una volta compaiono tutti i suoi sette nipoti intorno a lei. Un’altra i suoi amati cani, i corgie.

Elisabetta e i suoi cani

Elisabetta e i suoi cani

Gli ambienti sono quelli del castello reale di Windsor e l’idea che sta dietro alla macchina fotografica è chiara: dimostrare come con la sua quiete e la sua perseveranza, Elisabetta sia sempre riuscita a essere un collante fra vecchie e nuove generazioni. Certo, Sua Maestà è stata anche austera – in molti sostengono fosse gelida con Lady Diana – ma nell’immaginario collettivo rimane, ancora oggi, una donna sicura e leale verso la patria. Non amministra, lei dà pareri. Non prende decisioni drastiche, ma viene sempre consultata sulle questioni di massima urgenza. 

La serie di foto comprende tre scatti: quello con i nipoti, quello con gli amati cani e quello con la figlia, la principessa Anna. Sono stati tutti realizzati lo scorso mese e pubblicati il giorno del compleanno di Elisabetta. Così anche il mondo della fotografia ha potuto dedicarle un sonoro: “Happy birthday Your Majesty!”.

La regina con la figlia Anna

La regina con la figlia Anna

MARTEDÌ 19/04 – Il Pulitzer alla fotografia

 
 Il New York Times e l’agenzia Reuters si sono aggiudicati il premio più importante del giornalismo internazionale: il tanto ambito Pulitzer. Questa volta, nella categoria “breaking news”, a stregare i giurati, ci hanno pensato le immagini. Quelle di una tragedia, quelle dei migranri e della loro traversata nel Mediterraneo. Le grida di uomini, donne e bambini in acqua si possono immaginare attraverso gli scatti. Li guardi e capisci tutta la paura, tutto il dolore. Poi di nuovo terrore e voglia di scappare via, oltre le barriere che l’Europa man mano alza.  

    

Le foto e il giornalismo premiati raccontano questo, un dramma umano fatto di tinte forti, quelle del sole rosso fuoco che tramonta, quelle del blu intenso del mare che porta via troppe vite. Quelle dell’acciaio dei binari su cui si inciampa mentre si cerca di trovare la strada per un nuovo inizio.   

  

Steve McCurry inedito, gli scatti sconosciuti in mostra a Torino

Afghanistan 1979, mujaheddin

Afghanistan 1979, mujaheddin

Si parte e si arriva con i colori dell’Afghanistan. Nel mezzo un viaggio fra Cuba, Usa, Brasile e Asia. Le fotografie di Steve McCurry sono una giostra che porta in giro per il mondo, ma questa volta fra i mille volti e i mille luoghi immortalati dal fotografo più famoso degli ultimi tempi, ce ne sono alcuni che non sono mai stati esposti. Per ammirarli, bisogna andare a Torino, negli spazi juvarriani delle Citroniere di Venaria dove è allestita la mostra “Il mondo di Steve McCurry”, a cura di Biba Giacchetti. Gli oltre 240 scatti saranno esposti dal primo aprile al 25 settembre.

Molte foto dell’Afghanistan degli anni ’70 non sono mai state viste dal pubblico e sono in bianco e nero, una rarità per il fotografo re del colore.  Nella girandola di storie per immagini di McCurry, si torna poi al punto di partenza, questa volta con le foto dell’Afghanistan moderno, da cui il fotografo è da poco tornato.

Qui alcune delle foto in esposizione a Torino

La Stampa ha intervistato l’artista alla vigilia dell’inizio della sua esposizione italiana. McCurry racconta che la mostra è il suo personale diario di viaggio. Poche parole, molte immagini. Così ama raccontare le storie di cui è stato protagonista.

Segue una filosofia buddhista che ha imparato a conoscere nel luogo che gli ha rubato il cuore, il Tibet, ed è calmo, sereno. E per andare e venire dall’Afghanistan queste doti ci vogliono. McCurry ha trovato un Paese molto cambiato rispetto agli anni’70, “molto più amichevole”,  dove è arrivata la tecnologia ma dove l’estremismo islamico non è ancora stato del tutto sconfitto.

Venditore di arance, Kabul

Venditore di arance, Kabul

Sulla fotografia di oggi ha le idee chiare. Vero, tutti possono improvvisarsi fotografi con un iPhone o un tablet per le mani ma McCurry è pungente sulla questione: «Penso che da sempre tutti possono scrivere, che usino carta e penna oppure il computer, ma di Shakespeare o di Umberto Eco in giro non se ne vedono tanti. Lo stesso vale per la fotografia».  Una fotografia moderna, più colorata e accessibile  ma che comunque non può superare gli ostacoli della storia. «C’è un posto dove rimpiango di non essere stato e oggi è ormai troppo tardi ed è la Siria. Quel che c’era si è perduto definitivamente. E questo mi rende triste», racconta.