SPECIALE BREXIT – Svegliarsi fuori dall’Europa, e vedere queste foto

Da Bruxelles

La Gran Bretagna ha deciso. Il 23 giugno, con il referendum su Brexit, ha detto addio all’Ue. Niente ripensamenti, solo tanta confusione su quello che succederà ora. Il fronte del Leave ha vinto di poco (51.9%) ma questo è bastato a gettare Londra, e tutta Europa, nel caos. David Cameron, primo ministro che ha deciso di basare tutta la sua carriera politica su questo voto, si è dimesso dall’incarico il 24 giugno. In mattinata, con al fianco la moglie, ha detto di non essere il capitano in grado di guidare la Gran Bretagna in questa difficile negoziazione con Bruxelles. Ma prima di ottobre non ci sarà un successore e di fatto Londra prende tempo.

Il futuro dell’Unione europea è incerto. Dalle istituzioni si dicono sicuri che l’Europa ce la farà. Serve un nuovo assetto, ma ce la farà. Dai movimenti populisti e antieuropeisti non arriva lo stesso messaggio. I movimenti che vogliono una separazione da Bruxelles – la chiedono da anni – si sentono ora più forti. Dalla Lega di Matteo Salvini, in Italia, al Front National di Marine Le Pen, in Francia, passando per una Danimarca che si dice già pronta al referendum.

Quello che di sicuro c’è è che ora inizia un momento di negoziati mai visto prima dall’Unione. Come dice l’articolo 50 del trattato di Lisbona, il Regno Unito ha 2 anni di tempo per trovare un accordo di uscita. Se non lo farà, l’uscita sarà immediata, oppure le trattative procederanno oltre il limite di tempo previsto, ma solo se tutti i 27 Stati membri saranno d’accordo. Analisti ed esperti dicono che perché si crei un quadro di nuove regole chiare occorreranno dai 7 ai 9 anni. Molto tempo, forse troppo. Sia per i mercati – la sterlina il 24 giugno era ai suoi minimi storici – sia per tutti gli europei che vivono a Londra e dintorni.

Il mondo della fotografia non poteva stare a guardare. Così 12 fotografi dell’agenzia Magnum, un gigante della storia scritta per immagini, hanno realizzato degli scatti magnifici per la collezione “Svegliarsi in una nazione diversa”. Hanno espresso con uno scatto le loro perplessità sulla scelta dei cittadini del Regno Unito. Scelta che – vale la pena ricordarlo – è stata fatta in maggior parte da anziani e da persone con un reddito annuo molto basso. È in queste fasce che il Leave ha spopolato. E i ragazzi di oggi saranno quelli che, in un futuro neanche troppo lontano, pagheranno una decisione non loro.

Ecco le 12 foto con i pensieri degli artisti

Orlando, il saluto di Obama

Barack Obama prima di salire sull'Air Force One in direzione Orlando, per ricordare le vittime della strage di Orlando

Barack Obama prima di salire sull’Air Force One in direzione Orlando, per ricordare le vittime della strage di Orlando

Il viso scavato, le nuvole in cielo e un viaggio che non avrebbe voluto mai affrontare. Eppure Barack Obama è salito puntuale sull’Air Force One oggi, direzione Orlando, la città della Florida famosa nelle cronache degli ultimi giorni per la strage avvenuta la notte dell’11 giugno. Era passata la mezzanotte al Pulse, locale gay moto frequentato a Orlando, quando Omar Mateen, 29 anni, entrava e iniziava a sparare sui presenti. Una mattanza: 49 morti. Come sono state 49 le rose bianche che Obama e il suo vice, Joe Biden, hanno posato sul luogo dell’attentato.

Obama ha incontrato i famigliari delle vittime, ha ricordato i molti feriti che si trovano ancora in ospedale, alcuni dei quali in gravi condizioni, poi ha ricostruito le diverse, paradossali cause dell’attacco. Omar Mateen era attratto dal mondo degli omosessuali, anche se sposato e con una figlia, ed era stato visto più volte al Pulse mentre cercava di abbordare qualcuno. “Molti però rifiutavano, era un tipo strano”, dicono i testimoni. Poi ecco il messaggio dell’Isis: violenza, rifiuto dell’omosessualità, inviti per il “lupi solitari” ad agire contro gli infedeli. Mateen si procura le armi, troppo facilmente, in un’America dove i controlli stanno quasi a zero. Va al Pulse, apre il fuoco. Inizia la carneficina. Passeranno ore prima che le forze speciali lo uccidano e entrino a liberare gli ostaggi sopravvissuti.

Poi le lacrime, le storie delle vittime che popolano i giornali. Le foto delle ambulanze, dei ricordi, dei fiori. E i retroscena, quelli amari. Parche che Mateen fosse noto all’FBI per attività vicine al terrorismo. Pare che sua moglie sapesse della sua instabilità e dei suoi progetti tanto che ora è indagata pure lei. Prima del Pulse, sembra che l’obiettivo dovesse essere un centro commerciale a tema Disney, pieno di bambini.

Intanto le frasi post attentati si rincorrono “Distruggeremo l’Isis”, ha ribadito Obama. “Dobbiamo limitare l’accesso alle armi per i terroristi”, ha ripetuto il Presidente. Ma lo sgomento è ancora troppo per pensare che sarà davvero questo l’episodio che farà realizzare tutte le promesse.

 

Il giullare di corte 


Philip e le sue espressioni burbere, il suo sguardo scrutatore, le sue battute e le sue gaffe. Il principe, il marito di Lilibet (come ama chiamare lui la regina d’Inghilterra Elisabetta), l’uomo dalla battuta pronta -forse un po’ troppo spesso- ha compiuto 95 anni. E, ancora lucido, nonostante gli acciacchi del tempo, ha avuto l’occasione di posare davanti all’obiettivo della fotografa Annie Leibovitz che ha realizzato, lo scorso aprile, nella tenuta reale di Windsor, sei ritratti della Regina e della sua famiglia nelle scene di vita quotidiana. L’occasione era quella dell’ormai celebre 90esimo compleanno di Elisabetta. Ma anche il suo compagno di una vita, quel Philip un po’ allampanato, ha avuto il piacere di raggiungere un grande traguardo: 95 anni. E così, dopo battibecchi, tradimenti, gaffe internazionali e abbracci riparatori, eccolo li, impeccabile, a posare difianco a sua maestà.

Cosa unisce i due? Nello scatto è il colore rosa. Maglioncino e camicia per lei, solo camicia per lui. Perchè alla fine è davvero questo il loro filo d’unione, la femminilità, insieme al potere, di Elisabetta, che li ha resi famosi, una coppia dove “a portare i pantaloni” era una donna. E per anni e anni. Philip però è riuscito a ricavarsi un ruolo tutto suo. Quello dell’accompagnatore divertente. Dello spigliato, del viveur e della macchietta dei ricevimenti di corte e nel mondo.Un duca, di Edimburgo, che ha saputo affascinare e far sorridere. Che disse a Diana “solo un pazzo lascerebbe te per Camilla”, o che come mantra ha questo: “È una mia consuetudine invariabile quella di dire qualcosa di carino all’inizio per essere poi scusato se dovessi dire qualcosa di inappropriato più avanti”. E sempre lui disse, in visita in un ospedale nei caraibi: “Voi avete le zanzare, io ho la stampa”, con la delicatezza che lo contraddistingue. 

Di tutte le sue debacle ce n’è un repertorio intero. Philip insegna a non aver peli sulla lingua, a costo di causare qualche incidente diplomatico. Forse proprio per questo l’hanno nominato, nel 1953, rettore dell’università di Edimburgo. Quante ne ha da insegnare. 

Le geniali idee della Magnum


Betlemme, un giorno come tanti. Sopra una collina giocano ragazzini spensierati, arrampicatori verso un cielo grigio. “Quel momento era li, poi non ci sarebbe più stato”, ha raccontato l’autore, il fotografo della Magnum Cristopher Anderson. “Credo di aver capito quella cosa di cui parlava sempre Cartier Bresson”. L’attimo fuggente, un clic e poi più nulla. Un’altra scena, un’altra storia. 

Questa foto, quasi sconosciuta, la trovate in vendita per 100 dollari in occasione di #MAGNUMSQUARE print sale. Un’occasione rara perchè non sempre la casa di foto mette a disposizione degli scatti del genere per così poco. E c’è di più. Tutti i fotografi Magnum sono stati chiamati dall’agenzia a scegliere una delle loro immagini che rappresenti proprio il concetto di “attimo fuggente” per mostrarle e venderle – a prezzi accessibili- online. E ogni foto è autografata ma per aggiudicarsele il tempo è poco e la vendita finisce il 10 giugno.

La guida di Guardafuori tra le pagine di “The Photographs”, il libro cult del National Geographic

"The Photographs", di National Geographic

“The Photographs”, di National Geographic

C’è un libro che sta facendo il giro del mondo. È quadrato, piuttosto piccolo e in copertina c’è lei: la ragazza afghana che campeggia anche sulla pagina principale di Guardafuori. Instagram, Facebook e Pinterest ne parlano da settimane, cioè da quando è stato ristampato in una nuova, fortunata edizione. Si tratta di “The photographers” di Leah Bendavi-Val per National Geographic.

Nelle 335 pagine che compongono il libro, non ci sono solo belle foto, come ovvio. Ma anche molti spunti. Firme quasi sconosciute, paesaggi mai svelati prima. E poi arrivano i grandi classici, dalle terre polari ai deserti.

L’idea di Guardafuori è – nelle prossime settimane – di provare a raccontare cosa c’è dentro a questo volumetto così di moda. È un “must have” del 2016, di cui però si vuole spesso far vedere solo la copertina, come a dire “anche io ce l’ho”. E invece bisognerebbe guardarci dentro, tanto e a lungo. Solo così si scoprirebbero le avventure di un genio della fotografia come  George F. Mombley, l’artista di questo primo post dedicato al libro.

George F. Mobley, per 33 anni membro del National Geographic, mentre pagaia e si scatta una foto. Un "selfie" d'autore

George F. Mobley, per 33 anni membro del National Geographic, mentre pagaia e si scatta una foto. Un “selfie” d’autore

C’è un posto dove Mombley non sia stato? Forse no. Fotografo per Nat Geo da oltre 30 anni, ha scattato alla Casa Bianca così come in Mongolia, fino in Africa. Per ogni foto fatta, si potrebbe sempre usare lo stesso commento: “Sembra un quadro”.

una strada dell'Arkansas

Una “comune” strada dell’Arkansas

Il segreto del fotografo è quello di attenersi alle semplici regole del colore. Chiaro con chiaro, scuro con scuro. Facile a dirsi, a farsi un po’ meno. Ma per Mombley è naturale. Il soggetto può essere una pozzanghera come un pastore di renne, non fa differenza. Sullo sfondo ci può essere un arcobaleno un un iceberg, poco importa.

Pastore di renne, Finlandia

Pastore di renne, Finlandia

Mombley è un nome che ricorre spesso nelle grandi esibizioni di fotografia ma che passa in secondo piano di fianco a giganti del calibro di McCurry o Alan Harvey. Loro rilasciano interviste, scrivono libri, fanno video di fotografia dove insegnano ai fan come scattare nella maniera più particolare e insieme corretta possibile. Mombely è invece schivo. Quasi nessuna intervista, quasi nessun contatto con la stampa. Meglio la natura, meglio il silenzio del deserto di Atacama, per esempio

Deserto di Atacama

Deserto di Atacama

Luce e ombra si fondono, come in un quadro. E questo avviene in tutti gli altri scatti del fotografo. E Guardafuori ne ha scelti alcuni per voi, che non potete proprio farvi sfuggire

 

Obama, uno come tanti

Barack Obama e il cane Bo alla Casa Bianca, foto di Pete Souza

Di Pete Souza Guardafuori ha già parlato molte e molte volte. Daltronde lui è il fotografo della Casa Bianca, l’uomo che più di tutti gli altri ha vissuto a stretto contatto con gli Obama dal 2008 – cioè dal primo mandato di Barack – a oggi. Foto istituzionali ne sono comparse a migliaia durante questi otto anni. Molte meno invece quelle della vita privata del Presidente e della sua famiglia. Ma ora, a pochi mesi dalla fine dell’era Obama, gli scatti più intimi stanno pian piano emergendo. 

Obama e la moglie Michelle. Attimi di intimità prima dell’inizio del primo mandato da Presidente, nel 2008

L’occhio di Pete Souza ha saputo scegliere delle scene che rimarranno iconiche: Obama che corre con il cane Bo, che danza con la figlia, che ride con la moglie o che gioca a basket con gli amici. Scatti da “uomo comune”, certo con uno Studio Ovale a disposizione e un giardino nel cuore di Washington che non tutti -anzi nessuno- ha a propria disposizione. 

Obama e la first lady con Virgina McLaurin, 106 anni

Perché la forza di Obama, la sua unicità stanno proprio in questo: nell’essersi dimostrato, più e più volte, uno come tanti. Con le occhiaia, sfinito dopo summit durati ore e ore. Preoccupato, davanti alle emergenze come Ebola o Isis. Sorridente, nel presentare nuovi progetti. Padre premuroso, nell’affiancare la figlia maggiore nella difficile scelta del college. È stato l’uomo più potente del mondo. Ma anche “uno di noi”. E questo lo scopriamo, ancora una volta, grazie alle foto.

Obama “assalito” da un mini spiderman in visita alla Casa Bianca

La famiglia del Presidente riunita prima di uno spettacolo della figlia Sasha

Gesto di stima con un impiegato della Casa Bianca