Fare il fotogiornalista. Uno dei lavori più belli del mondo, uno dei più pericolosi. Lo insegna la storia di Luke Somers, fotogiornalista americano di 33 anni con una passione per lo Yemen dove fotografava le evoluzioni e le controversie della società islamica dal 2011. Somers è stato rapito nel settembre 2013 da un gruppo jihadista vicino ad Al Qaeda ed è morto il 7 dicembre, ieri per la precisione, in un raid aereo voluto dal presidente Obama per liberarlo. Una circostanza tragica, ancora non chiarita dal Pentagono. Sembrerebbe che il fotoreporter sia stato liberato ma che sia morto poco dopo, mentre riceveva le prime cure mediche, per le gravi ferite che i terroristi gli hanno inflitto una volta che hanno scoperto l’attacco delle forze speciali statunitensi. Nel tam-tam delle ultime ore, in cui si cerca di ricostruire l’accaduto, è bene ricordare anche la passione di un fotografo tanto bravo da arrivare a collaborare con BBC e Al Jazeera. Non c’è modo migliore di farlo che con una delle sue più belle foto, nella speranza che, impressa nella memoria, ricordi la storia di chi fotografa a suo rischio e pericolo. Da solo, consapevole, in un territorio pericoloso, per far vedere a tutti.