Obama, uno come tanti

Barack Obama e il cane Bo alla Casa Bianca, foto di Pete Souza

Di Pete Souza Guardafuori ha già parlato molte e molte volte. Daltronde lui è il fotografo della Casa Bianca, l’uomo che più di tutti gli altri ha vissuto a stretto contatto con gli Obama dal 2008 – cioè dal primo mandato di Barack – a oggi. Foto istituzionali ne sono comparse a migliaia durante questi otto anni. Molte meno invece quelle della vita privata del Presidente e della sua famiglia. Ma ora, a pochi mesi dalla fine dell’era Obama, gli scatti più intimi stanno pian piano emergendo. 

Obama e la moglie Michelle. Attimi di intimità prima dell’inizio del primo mandato da Presidente, nel 2008

L’occhio di Pete Souza ha saputo scegliere delle scene che rimarranno iconiche: Obama che corre con il cane Bo, che danza con la figlia, che ride con la moglie o che gioca a basket con gli amici. Scatti da “uomo comune”, certo con uno Studio Ovale a disposizione e un giardino nel cuore di Washington che non tutti -anzi nessuno- ha a propria disposizione. 

Obama e la first lady con Virgina McLaurin, 106 anni

Perché la forza di Obama, la sua unicità stanno proprio in questo: nell’essersi dimostrato, più e più volte, uno come tanti. Con le occhiaia, sfinito dopo summit durati ore e ore. Preoccupato, davanti alle emergenze come Ebola o Isis. Sorridente, nel presentare nuovi progetti. Padre premuroso, nell’affiancare la figlia maggiore nella difficile scelta del college. È stato l’uomo più potente del mondo. Ma anche “uno di noi”. E questo lo scopriamo, ancora una volta, grazie alle foto.

Obama “assalito” da un mini spiderman in visita alla Casa Bianca

La famiglia del Presidente riunita prima di uno spettacolo della figlia Sasha

Gesto di stima con un impiegato della Casa Bianca

L’appuntamento della settimana – Ultimo giorno per partecipare al “National Geographic Travel Contest”

Una delle foto in gara per aggiudicarsi il primo premio del concorso fotografico di viaggio di National Geographic. Nello scatto: un giovane in un campo di basket fra le case di Hong Kong. La foto è fra le candidate a vincere nella categoria “città”

È uno dei concorsi di fotografia più seguiti di sempre.  Il nome ufficiale è Travel Photographer of the Year contest, di National Gegraphic. Ma tutti lo conoscono come “la competizione da cui emergono le foto più belle da tutto il mondo”. E oggi, 27 maggio, si è conclusa l’ultima settimana  disponibile per parteciparvi. I fotografi hanno tempo fino a stasera per caricare il loro ultimo scatto, poi la giuria voterà.

Le new entry, è proprio il caso di dirlo, sono spettacolari. Vere e proprie “fotografie da desktop” del computer, così colorate e grandi da essere uno sfondo perfetto per computer, iPad e iPhone.

In questo caso, più che le parole, serve che parlino gli scatti. Ecco quelli più belli selezionati per voi da Guardafuori, in attesa di conoscere il nome del vincitore

 

Dai quadri al volto, in viaggio con la pittura

La make up artist americana Lexie Lazear con dipinta sul suo volto una riporduzione del quadro di Vincent Van Gogh “Notte stellata sul Reno”

Tutto inizia con “Notte stellata sul Reno”, uno dei capolavori più famosi del pittore Vincent Van Gogh. La make up artist Lezie Laxear, da quando ha visto quel quadro, ha avuto un’idea, tanto folgorante quanto bizzarra: trasferire i dipinti dei grandi artisti della storia della pittura sul suo volto.

Da Klimt


Da Klimt a Picasso, passando per Degas. Tutti i loro capolavori hanno trovato una nuova vita su occhi e labbra di una giovane donna che si è trasformata in una tela umana. 

L’invenzione della makeup artist ha conquistato Instagram (@lexielazear) in poco tempo. “Ho avuto un successo incredibile, non me l’aspettavo”, ha detto incredula.

Da Picasso


Eppure i suoi follower ora sono più di 5mila e sembrano continuare a crescere di giorno in giorno. Così come le richieste di giovani clienti pronte a trasformarsi in quadri, almeno per un giorno. 

Lo spazio visto dall’Europa

Il telescopio dell’osservatorio Southern Europe ha catturato un’immagine delle nebulose che circondano le stelle blu appena nate nello spazio


L’osservatorio spaziale Southern Europe si è improvvisato fotografo. E ha fatto un ottimo lavoro. La foto, scatta il 18 marzo con un dispositivo chiamato “Very large telescope”, ha catturato un panorama a dir poco incantevole. I colori polverosi che si vedono sono dati dalle reazioni dei gas che circondano le “stelle blu” che si sono appena formate in quell’area. La nebulosa colorata che si è venuta a creare ha preso il nome di LHA 120-N55. Una serie di lettere e numeri combinati insieme che riassomono un concetto: quello del bello e dell’infinito, a un passo dall’uomo. 

È tornata la primavera, soprattutto in Giappone

Danilo Dungo è uno che gli appuntamenti non li rimanda mai. Uno in particolare non può proprio saltarlo. È quello dell’arrivo della primavera nel parco di Inokashira, a pochi chilometri da Tokyo, in Giappone. Qui, ogni anno, Dungo arriva puntuale ai primi di maggio, quando le piante in fiore regalano scenari da togliere il fiato. È tutto rosa, verde e bianco, una nuvola leggera di petali.

Il fotografo di National Geographic è stato moltissime volte a Inokashira, eppure ogni anno riesce a trovare una prospettiva nuova con cui descrivere l’ormai famosa primavera giapponese che incanta tutto il mondo. Sul suo profilo di National Geographic, però, non ci sono solo i petali rosa. Ci sono il blu dei fiori della Nemophilae il giallo di quelli delle passeggiate nei campi di Ibaraki. Dungo è un maestro nel ritrarli, li fa diventare parte di un quadro naturale che non ha pari. E che solo in Giappone, ogni anno, si può trovare. E guai a mancare all’appuntamento.

L’evento della settimana – Mosca mostra i muscoli

Annuale parata del 9 maggio a Mosca, Russia. I cadetti dello squadrone femminile sfilano sulla Piazza Rossa

Il 9 maggio 1945 è una data che è entrata nella Storia con prepotenza. È quella che sancisce la sconfitta della Germania nazista e il trionfo della Russia (e degli Alleati) nel Secondo conflitto mondiale. Nel 2017,  71 anni dopo la vittoria, Vladimir Putin ha deciso di onorare con il più patriottico degli spiriti questa data così importante per l’Armata Rossa.  Per ricordare, anzi, per sottolineare più e più volte a tutto il mondo la potenza militare russa. E il sacrificio dei 26 milioni di sovietici morti nella Seconda guerra mondiale.

La cerimonia si è svolta  nella piazza Rossa di Mosca, un rettangolo enorme che guarda il Cremlino. Qui, lunedì scorso, hanno sfilato in divisa 10mila soldati, donne comprese. In uniforme, con berretti, fucili e anfibi, i militari hanno mostrato al mondo quanti sono e quanto sono felici di far parte di “madre Russia”. Nelle foto che sono circolate subito dopo l’evento, la maggior parte dei militari sorride felice, fiera. Sono i sorrisi dei russi degli anni’90 e ‘200. Quelli cresciuti in un Paese che corre verso la modernità ma che per tanti aspetti guarda al passato. E che è sempre più solo. Nella lotta al terrorismo, negli affari, nel controllo dei confini con l’Ucraina.

sorrisi

Putin lo sa. E anche per questo, ha voluto dire al mondo – con la sua parata – quanto la Russia sia militarmente forte. Carri armati, lancia razzi e lancia missili sono apparsi sul cemento della piazza Rossa come i gioielli in vetrina in un negozio di lusso. Quasi a dire: “Ammirateli, finché potete”.

Dal suo grande e prestigioso palcoscenico poi, Putin ha voluto ribadire come i russi siano ancora in prima linea nelle battaglie di questo nuovo XXI secolo. “In questo momento, la civiltà deve affrontare una nuova minaccia. Per questo, – ha spiegato il presidente russo – siamo disposti a costruire un nuovo blocco di sicurezza internazionale per sconfiggere il terrorismo”.

Dall’Antartide al Giappone: gli schemi segreti della natura

South Luangwa National Park, Zambia. Foto di Art Wolfe per il suo nuovo libro Migrations: Wildlife in Motion dove ha fotografato le sequenze naturali più impensabili viaggiando per tutto il mondo.

South Luangwa National Park, Zambia. Foto di Art Wolfe per il libro “Migrations: Wildlife in Motion” dove raccoglie le immagini di sequenze naturali impensabili e scoperte grazie a un viaggio per tutto il mondo.

“Ho volato su elicotteri, ultraleggeri e aerei, ho preso barche e canoe. Ho attraversato le acque torbide piene di coccodrilli, fatto snorkeling in mari cristallini a Sud del Pacifico – sempre cercando di scoprire anche cosa aveva lasciato la fauna selvatica che era passata prima di me su quelle strade, o in quelle acque”. L’avventuriero dai mille viaggi e dalle mille domande è lui: Art Wolfe, fotografo ambientalista come ne sono rimasti pochi. E viaggiatore, accanito viaggiatore. Non è quasi rimasto più un angolo della Terra che Wolfe non abbia immortalato. Dall’Alaska all’Africa, andata e ritorno.

Ora è arrivato il momento di un nuovo progetto, presentato al grande pubblico a fine aprile. Si tratta di Migrations: Wildlife in motion (Migrazioni: la natura selvaggia in movimento), un libro in cui il fotografo vuole mostrare le sequenze naturali e gli spostamenti di tutti quegli organismi che da millenni migrano, si muovono più o meno veloci nei loro habitat, con ritmi diversi, affascinanti, inimmaginabili.

Batstars, British Columbia, Canada

Il libro di Wolfe si legge con gli occhi e servono poche, pochissime parole per comprenderlo a pieno. Si viaggia negli ecosistemi che dagli inizi del nostro pianeta seguono ritmi invariati, per poi virare sull’inaspettato: come le farfalle in letargo o i fenicotteri che rischiano l’estinzione.

Farfalle Monarch Butterflies in letargo sulle montagne del Messico centrale.

Il tour del fotografo va dal Giappone fino all’Antartide, alla scoperta di un ciclo che si ripete sempre, di un cerchio che non può che chiudersi e riaprirsi secondo schemi naturali che spesso ci sfuggono e che sottovalutiamo e mettiamo a rischio.  “La fauna selvatica è in balia del genere umano”, ha detto -non a caso- l’artista, presentando il suo libro. E guardando le foto di Wolfe (nella gallery qui sotto), non si può che prestare attenzione alla sua causa ambientalista

Buon inizio settimana con una foto dallo spazio

L'Europa vista dallo spazio. La foto è stata scattata dall'astronauta Tim Peake in missione sull'International Space Station. Il National Geographic l'ha scelta fra le foto di viaggio più belle della scorsa settimana.

L’Europa vista dallo spazio. La foto è stata scattata dall’astronauta Tim Peake in missione sull’International Space Station. Il National Geographic l’ha scelta fra le foto di viaggio più belle della scorsa settimana.

Migliaia di luci su sfondo blu. Non un quadro o l’inizio di un film, ma la Terra vista dall’alto. Anzi, dallo spazio. È questa la foto più sensazionale tra quelle di viaggio scelte la scorsa settimana da National Geographic. A scattarla è stato un astronauta di origini inglesi, Tim Peake, che era in missione sull’International Space Station e stava osservando il nostro pianeta da migliaia e migliaia di chilometri di distanza. Il panorama era incantevole e allora Tim ha scattato una foto ricordo destinata a fare il giro del mondo.

La foto rientra nella categoria “viaggi” anche se lo spostamento Terra-spazio non è proprio per tutti. Più facili da percorrere sono i tragitti verso le Meteore greche, verso l’immensa Death Valley californiana o verso le case coloratissime di Città del Messico, che sono alcuni dei soggetti che Nat Geo ha scelto di far rientrare nella stessa categoria di quella dallo spazio. Del resto il mondo è sempre lo stesso, che lo si veda da una stazione in orbita o dalla terra stessa.

La curiosità della settimana – Come invecchiano i vip? Ce lo dice Photoshop

Il Presidente Usa Barack Obama fra 20 anni. Grazie a photoshop si può capire come saremo quando invecchieremo. Un gruppo di artisti ha mostrato come saranno fra qualche anno i vip di oggi

Il Presidente Usa Barack Obama fra 20 anni. Grazie a photoshop si può capire come saremo quando invecchieremo. Un gruppo di artisti ha mostrato come saranno fra qualche anno i vip di oggi

Hollywood e lo showbusiness. Washington e la politica sotto ai riflettori. Siamo abituati a vedere le celebrity di oggi sempre impeccabili. Dal tappeto rosso degli Oscar ai palchi di iniziative sociali e campagne elettorali. Ma anche loro, prima o poi, invecchieranno. Un gruppo di artisti esperti di Photoshop – di cui non si sa ancora il nome – ha provato ad anticipare un po’ i tempi ritoccando volt i e fisici di attori e cantanti, ballerini e politici, portandoli avanti di oltre 20 anni. Il risultato? Una Gwen Stefani decrepita con la pancia flaccida, una Gwyneth Paltrow con il volto rugoso e un Barack Obama dai capelli e barba bianca.

Nella gallery qui sotto troverete insospettabili “eterni giovanotti” ridotti a vecchietti senza più alcun fascino. Ma i calcoli di Photoshop non sono sempre esatti, e magari i diretti interessati si conserveranno meglio di quanto stimato dall’impietoso programma di foto che, per una volta, non li ha aiutati a brillare.

 

World Press Freedom Day – La foto simbolo scelta da Guardafuori

The tank man, piazza Tien An Men, 4 giugno 1989. Foto di Stuart Franklin

The tank man, piazza Tien An Men, 4 giugno 1989. Foto di Stuart Franklin

Il 3 maggio è il World Press Freedom day. Il giorno della stampa libera, il giorno in cui l’opinione trionfa e i ganci delle catene con cui si vuole imprigionarla dovrebbero spezzarsi. Un’immagine retorica questa, che non sempre descrive il mondo reale fatto di limiti e di una libertà d’espressione parziale. Continue classifiche dimostrano come potere e denaro influenzino le notizie. Continui regimi reprimono la stampa, i social network, le idee dei giovani. Eppure c’è ancora chi sogna di scrivere e fotografare il mondo per quello che è davvero, senza costrizioni, senza modifiche.

Uno di questi è Stuart Franklin  che su The Guardian, nel 2014, ha spiegato come è riuscito a realizzare la foto scelta oggi da Guardafuori come simbolo di coraggio e quindi di libertà. Si tratta di “The Tank Man“, ed è stata scattata nel giugno 1989, nella piazza Tien An Men di Pechino, in Cina, dove il 4 giugno vennero massacrati dall’esercito gli studenti, gli intellettuali e gli operai che si opponevano al regime cinese.

“Avevo osservato le truppe muoversi nella piazza e far sgomberare i protestanti la notte del 4 giugno. Me ne andai alle prime luci dell’alba del 5 giugno con il fotografo di Newsweek Charlie Cole e tornammo al nostro hotel. Da quel momento in poi eravamo totalmente confinati li. I militari occuparono la lobby e i giornalisti vennero cercati e bloccati. Io ero su un balcone con un gruppo di altri fotografi e giornalisti quando vedemmo l’uomo saltare davanti alla colonna. La foto ora è famosa, un’icona – ma quello che davvero ha reso la foto unica è che migliaia di persone l’abbiano vista. Che abbiano visto l’immagine dell’uomo mentre camminava conto i blindati. così come fu fondamentale documentare gli scontri della notte prima”, ha raccontato Franklin. E quale altra migliore riflessione può esserci, se non quella che riconosce l’importanza di far “vedere” al mondo quello che vi accade?